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2019 FILI Panagiotis Kampanis

Parlando di sigilli… possiamo dire con certezza che i sigilli bizantini, noti anche come bolle in piombo, costituiscono uno degli aspetti più significativi e interessanti della cultura bizantina.
Di piccole dimensioni, ma di grande valore artistico, le bolle in piombo sono considerate dalla ricerca contemporanea un libro aperto di informazioni sulla vita e la cultura dei Bizantini.
I sigilli bizantini venivano apposti principalmente a documenti, ma anche a diversi tipi di oggetti, per certificarne l’autenticità, al posto della firma, o unitamente ad essa.


I sigilli, o bolle, erano impressi su piccoli dischi rotondi in piombo, che avevano al centro uno spazio vuoto, una sorta di canale interno che lo attraversava da cui passava il filo, ovvero la cordicella che legava il sigillo in piombo al documento. Originariamente i sigilli non erano incorporati ai documenti, ma erano applicati separatamente, mentre più tardi iniziarono a essere ad essi incorporati con il filo. Per sigillare, i bizantini utilizzavano uno specifico strumento, il boulloterion, a forma di tenaglie, era costituito da due elementi di ferro incrociati con estremità a martello, sul lato interno dei quali erano incise al contrario iscrizioni e rappresentazioni che sarebbero state impresse nel piombo durante la fase di sigillatura.


Per quanto riguarda i motivi iconografici presenti sui sigilli, si può distinguere fra quelli religiosi e quelli non religiosi. Il substrato religioso per eccellenza della comunità bizantina trovò nelle ridotte superfici circolari delle bolle di piombo una ulteriore fonte di espressione della fede e
della concezione della vita cristiana dei bizantini. Si annoverano forme a mezzo busto o a figura intera di santi e arcangeli, la raffigurazione di Gesù e in particolar modo della Madonna che intercede nel Regno dei Cieli, scene dal Nuovo Testamento, così come invocazioni di aiuto e protezione. Tra i simboli religiosi viene utilizzata principalmente la Croce. Ai motivi iconografici non religiosi appartengono forme umane, a figura intera o busti, frontali o di profilo, a volte cinte di alloro, altre volete che reggono in mano un bastone o uno scettro. Inoltre, raffigurazioni di animali e volatili, reali o fantastici. Gli animali reali possono essere lepri, leoni, pantere, caprioli, lupi, aquile, pavoni e altri volatili; quelli fantastici erano grifoni, cavalli alati, sfingi, leoni e draghi alati. La funzione di tutti questi animali era puramente apotropaica. Ιl medesimo scopo avevano le invocazioni di protezione e aiuto divini, a Santa Maria Madre di Dio e al Signore Gesù Cristo che accompagnavano le raffigurazioni, rafforzando la forza apotropaica delle bolle in piombo.


Quando Maria Kompatsiari “ha conosciuto” le bolle in piombo, si è appassionata della microstoria nascosta in ciascuna e ha deciso di incorporarle nel suo lavoro. Le figure frontali e austere di Cristo, della Madonna, dei santi e dei dignitari, hanno trovato posto nelle opere crittografiche dell’artista. Storicamente, la crittografia è stata utilizzata per convertire il contenuto

di una informazione da una ordinaria e comprensibile forma in una sorta di enigma, che rimarrebbe incomprensibile se non si fosse a conoscenza della relativa chiave di decifrazione. Durante il Medioevo era qualcosa di proibito e costituiva una forma di occultismo e di magia nera.
L’elemento più caratteristico del lavoro della Kompatsiari, che lo rende così particolare e unico, è il codice segreto di scrittura che l’artista utilizza, creando un senso di partecipazione, un incontro spirituale tra il mondo sensibile e il mondo delle idee. Nel suo lavoro confluiscono simboli e parole, senza che sembrino avere senso a un primo sguardo. Alcune volte compaiono legami di lettere e significati matematici, che rimandano a numeri dal significato arcano.
Frasi ricorrenti presuppongono una cerimonia di iniziazione che, per rimanere ben celata, si esprime con modalità di allusione e ambiguità. La parola muta che viene utilizzata è silenzio che risuona, è l’indicibile sospiro della pervasiva punteggiatura esclamativa dell’esperienza che definisce un logos magico, dove il comprensibile coesiste con l’incomprensibile, il logos strutturato e articolato con il non strutturato, quasi un suono inarticolato.
FIlamenti intrecciati, colmi di simboli che assomigliano a inesplicabili acrobazie della mente, danno forma a labirinti artistici, che trasformano l’elemento fisiocratico in salmodie protese verso un mondo spirituale invisibile, che lo spettatore è chiamato a scoprire parola per parola - il
rende più affascinante il viaggio in corso.
Con le sue opere, l’artista si insinua, liberando la fantasia dello spettatore e la sua voglia di perlustrare, al di là delle sue conquiste consolidate, un mondo conosciuto ma non sancito, familiare e contemporaneamente inconsueto, che ci contiene e che noi conteniamo, con tutta la magia del mistero e delle sue tenebre, tante quante si riverberano nel profondo di ciascuno di noi.
Sopra questa tela, come fili dorati ricamati con l’ago, raffigurazioni lineari di bolle di zinco sigillano l’opera dell’artista.
L’opera di Maria Kompatsiari, «non si comprende», come scriveva Kavafis, «ma si sente»!!!!!


Dott. Panagiotis Kampanis
Archeologo-Storico

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